critica

Nell'opera pittorica del maestro Raffaele Mazza è riscontrabile il dialogo con i fermenti ispirativi della cultura internazionale nel clima comune di una civiltà artistica. Nell'assolutezza di linguaggio, egli si rivolge ad un realismo generato dall'Espressionismo con vigore emozionale e libero da schemi precostituiti che si coniuga con una figurazione dell'illustre tradizione classica. L'esperienza pittorica, quindi, si svolge in un ambito storico che è quello del passaggio dalla figurazione ad un simbolismo nella sottile allusività anche nei momenti di maggiore evasione dalla rappresentazione pittorica. Dall'altro, Raffaele Mazza riesce a conciliare un prezioso cromatismo dettato da raffigurazioni, dal sacro al profano, in cui si svela l'interiorizzazione in ogni interna vibrazione del colore. Ed è anche da qui che deriva l'elemento simbolistico che riporta ogni visione ad una dimensione trascendentale. Ecco perché, nessuna immagine rappresenta soltanto se stessa: bensì allude a qualcosa di diverso negli approdi dello spirito. In questo egli rientra in una linea purista che accomuna pittori di diverse epoche: dai giotteschi a Piero della Francesca, da Odilon Redon a Munch. Ma ciò che stupisce nella sintesi del reale, è la luminosità che riconduce le visioni ad un'unità trascendentale, mentre assumono una sorta di ieraticità, creando ambienti di metafisici stupori. Di notevole impatto suggestivo è la visione spirituale del “Cristo Crocifisso” che irradia una particolare luminosità, mentre il pathos cromatico nella sua intensità espressionista in tecnica policroma, svela un profondo misticismo nella contemplazione drammatica del Redentore. Così, a distanza di anni la pittura del maestro Raffaele Mazza, ci appare fuori dal tempo e slegata da contingenze storiche, mentre ci indica quel nutrimento spirituale nei valori universali ed il segno di un cambiamento nella storia dell'arte italiana ed internazionale.