recensione critica
Una delle esigenze fondamentali avvertite da uno scultore e? quella di comporre uno spazio dinamicamente misurato ed archi- tettato, utilizzando gli elementi umani od oggettuali delle rappresentazioni come nuclei in cui il rapporto e? gia? di per se? carico di tensione spaziale e plastica. Raffaele Mazza ha da sempre avvertito tale esigenza, operando conseguentemente nell'ambito di una sorta d'intervento per una ricerca plastica come ricerca di strutture in cui la sintesi della materia sia elemento fondamentale per la cosiddetta "continuità dinamica" che fa si che luce ed ombra, levita? e pesantezza, pieno e vuoto si facciano contrasti dosati con sapienza alterna nell'ambito di una vitalità espressiva. Allora tensioni e movimenti, luminosità ed oscurità danno vita a composi- zioni plastiche, alternativamente materiche e smateriate, in un gioco vigoroso e rigoroso di tensioni che includono lo spazio stesso come elemento strutturante. E? una sorta di processo di mitizzazione della materia, che si pone come ragione di un discorso piu? autentico sul filo di un espressionismo profondamente avvertito in un'operazione che investe materia e forma, sicchè l'una e l'altra, permeate e improntate totalmente dalla ragione significante, raggiungono quasi la pregnanza di un simbolo. Questa e? la costante basilare che non viene mai a mancare nell'articola- zione della sua ricerca e della sua produzione, ora approfondita attraverso un lessico di plastica dove l'effetto luministico si esalta nella contrapposizione di finito e non finito, ora volto a sintesi in cui la forma conchiusa ritrova certi ritmi e certe raffinatezze di idolo e si dissolve in parvenze evocatrici, quasi strappate alla massa materica inglobante.
Calogero Cordaro
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