TESTO CRITICO
Appena ho avuto modo di ammirare l’opera di Raffaele Mazza (scultura polimaterica cm 59,5x51x13), davanti i miei occhi si è subito azionata una sequenza d’immagini. Una serie di profili, soprattutto di epoca rinascimentale: dai duchi d’Urbino di Piero, al dittico dei Bentivoglio di Ercole de’Roberti. Ho pensato alle monete di Pisanello, al pollaiolo. Cosa condivide Raffaele con i grandi artisti del passato? Innanzitutto la formazione avvenuta in “bottega”, presso lo Zio, scultore pittore di Lamezia Terme e la grande passione per la materia. Infatti Raffaele si appassiona a tutte le diverse tecniche utilizzabili in campo artistico. Mantiene salda una convinzione però. Quella che questa veicoli un contenuto, un messaggio, esprima “un’Idea”, come avrebbe detto Panofsjy. L’opera d’arte pur essendo fatta di materia non può fermarsi soltanto a quest’ultima. Prendiamo ad esempio (olio spatolato su tela , cm 90x70) omaggio alla propria terra natia. Qui l’idea della rappresentazione prevale sulle regole canoniche della prospettiva. Al Mazza non interessa mostrare la torre della propria città, la sua bellezza, secondo le consuete norme, gli interessa comunicare il proprio stato d’animo, farci vedere come sente quei luoghi nel quale è nato, dove ha vissuto, dove tuttora lavora, crea, esiste. Ed in questo mi ricorda Van Gogh per quel modo di dipingere il dato naturale filtrando con la propria visione intellettuale ed emotiva. E sempre per citare i grandi maestri del passato, commovente è la sua rielaborazione della Creazione di Adamo di Michelangelo in (tecnica ad argilla grezza plasmata e infornata, cm 100x50) dove Raffaele dimostra di conoscere attentamente la storia del Buonarroti. E’ risaputo, infatti che Michelangelo si sentisse più scultore che pittore. Tant’è che quando Giulio II gli commissionò la Sistina in luogo della “sua sepoltura” il grande genio di Caprese si sentì profondamente in disagio. E concepì comunque per tutta la sua vita la pittura come un altro modo di scolpire. Ringraziamo, quindi, il giovane artista calabrese per aver raccolto l’eco secolare del più grande artefice della Storia”.
Veronica Nicoli
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